MARIO PEDINI 1918-2003
Fondazione Civiltà Bresciana diretta da Antonio Fappani Giugno 2010  

 

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PREFAZIONE
Mi è parso naturale e altamente onorevole accogliere nella collana "Cattolici e Società - Documenti, memorie e immagini" promossa dalla Fondazione Civiltà Bresciana da me diretta, il volume che i figli Enrico e Maria Teresa, con la cura dell'amico sen. Sandro Fontana, dedicano alla memoria di Mario Pedini, bresciano di Montichiari, uomo politico e di cultura che nella seconda metà del ventesimo secolo ha svolto una intensa attività di pensiero e di azione, marcata da una presenza fattiva e creativa in ambito, prima locale, poi per l'Italia, per la Comunità Europea, per l'Africa: da insegnante e preside nelle scuole, nel parlamento italiano e nel parlamento europeo ed in vari incarichi governativi ed internazionali.
Raccolte in questo volume le testimonianze di personalità che hanno avuto modo di conoscere e di collaborare per lungo tempo con Mario Pedini ne pongono in risalto le qualità umane, con particolare riguardo al vivere civile, anche in momenti di crisi o di pericolo, con richiami alle esperienze personali, dai ricordi giovanili agli incontri di cultura o di amicizia basati sugli ideali di fede cristiana e solidarietà sociale nei momenti salienti dell' attività politica e di governo. La lettura di queste testimonianze permette di mettere a fuoco nitidamente il ricordo di Mario Pedini quale carattere ricco di sentimenti ma anche di risultati che ne fanno un uomo cui va il riconoscimento dei bresciani e degli italiani per i meriti da lui acquisiti. A queste testimonianze si aggiunge spontanea la mia memoria e il grande apprezzamento per la disponibilità ed il garbo riscontrati nei numerosi contatti personali nell'arco di oltre quarant' anni per la "Voce del Popolo", la " Fondazione Civiltà Bresciana" e l'Ateneo di Brescia da lui presieduto. Anche l'inserimento nel volume delle numerose pubblicazioni di Mario Pedini e delle relative illuminanti prefazioni, completano il quadro nel quale s'inserisce l'azione dell'uomo politico, di scienza e di cultura.
Infine, una ricca documentazione fotografica permette di arricchire anche visivamente la sua conoscenza ed il suo ricordo. Mario Pedini a pieno titolo si è inserito nella storia bresciana ed italiana e questo libro ne vuole essere testimonianza a perenne memoria.
L'inserimento della pubblicazione in una collana che lo stesso Pedini aveva scelto per una sua opera dal significativo titolo « Quando c'era la DC', carico di nostalgia e dirette testimonianze, arricchisce una serie dedicata dal 1985 a fissare documenti di storia, anche la più recente, e ricordi di persone importanti o umili che hanno fatto grande il movimento cattolico bresciano. La collana, occorre dirlo con amarezza, ha avuto scarsa fortuna tra le istituzioni, tanto che per la presentazione curata dalla "Fondazione Civiltà Bresciana" attraverso la biblioteca, l'archivio specializzato, i libri e le mostre, l'unica autorevole adesione è venuta a suo tempo dall' on. Spadolini, studioso di alta qualifica ma certo non militante.
Per queste considerazioni, il libro dedicato a Mario Pedini può rappresentare un richiamo ad un rinnovato impegno, dopo anni di disorientamento, di dimenticanze, di dispersione di un patrimonio di idee nonché di presenze che, come documentano queste pagine, hanno riscattato l'Italia e l'hanno resa degna di stare in prima fila tra gli Stati del mondo. Ancor più ora che dal Papa, dai Vescovi, da tanti fedeli si moltiplicano gli appelli ad una rinnovata partecipazione dei cattolici alla vita pubblica, ricordare una figura come quella dell' onorevole professore Mario Pedini può diventare un monito e la traccia di un cammino che deve svilupparsi per il bene dell'Italia e di Brescia che Egli ha servito con tanta generosa dedizione.
Antonio Fappani
Presidente Fondazione Civiltà Bresciana

PRESENTAZIONE
Come si ricava dalla commossa rievocazione dei figli, tutta l'opera di Mario Pedini appare caratterizzata dalla perdurante fedeltà al magistero di Alcide De Gasperi. E ciò per due ragioni essenziali. Innanzitutto perché De Gasperi non riteneva che al partito, ad ogni partito, dovesse toccare il compito di sostituirsi alle cosiddette «Società naturali», ma - come scriveva nell' opera I cattolici dall' opposizione al governo (Ed. Laterza, Bari 1955, pp. 487-488) - «il partito è uno strumento organizzativo atto a fungere su di un solo settore della nostra comunità nazionale, quello dello Stato». E così proseguiva: «E come per noi democratici cristiani lo Stato è l'organizzazione politica della società, ma non di tutta la società, così il partito è un organismo limitato che non ha da proporsi di fare o innovare in tutti i campi, perché è consapevole che altri organismi sociali agiscono nello stesso tempo e nello stesso spazio in tempi diversi; al di fuori e al di sopra come la società religiosa, cioè la Chiesa con le sue forze spirituali e organizzative (Azione Cattolica); al di sotto come le società scientifiche, culturali e le società economiche con le loro autonomie e con le loro leggi».
E poiché per tutta la sua esistenza Mario Pedini è rimasto fedele a questa impostazione degasperiana, abbiamo cercato di raccoglieretutte le testimonianze di questo volume a lui dedicato sulla base delle varie e numerose comunità alle quali egli ha voluto partecipare in maniera attiva e consapevole: dalla comunità familiare alla comunità locale, dalla comunità scolastica a quella provinciale e nazionale, dalla comunità europea a quella scientifica, dalla comunità ecclesiastica a quella internazionale, dalla comunità professionale a quella politica (vale a dire la Democrazia Cristiana).
In secondo luogo perché anche Pedini, come Luigi Sturzo, detestava i clerico-moderati per il fatto che, come tutti i clericali, non credevano tanto in Dio, quanto nel potere temporale della Chiesa. Pedini perciò preferiva farsi chiamare non già «moderato» bensì «temperato» anche perché sapeva che i clerico-moderati erano contrari all' emancipazione politica dei cattolici italiani, i quali dovevano continuare ad essere subalterni alle classi dirigenti liberali. Pedini apprezzava tuttavia la moderazione al punto che nel suo libro autobiografico Quando c'era la DC (Brescia, Civiltà Bresciana 1994) amava riportare una famosa frase di Vincenzo Gioberti, laddove il grande precursore del neoguelfismo e della DC sosteneva che «la moderazione, madre della dignità e della costanza, è il supremo valore e la perfetta forma che ubbidisce alla mente comandatrice e che sa imporre un freno a sé medesima» (p. 214).
Ciò è cosi vero che un uomo come Pedini fini col trovarsi profondamente a disagio nella cosiddetta Seconda Repubblica perché, con la personalizzazione della lotta politica e con le nuove procedure basate sulla logica dell'"aut-aut", era scomparsa l'arte della mediazione che mirava a "contemperare", in ogni occasione, l'interesse particolare con quello generale. E tutto ciò per scongiurare la riduzione della lotta politica ad una guerra di tutti contro tutti. Di qui in Pedini il rimpianto e la nostalgia per una civiltà che il senatore bresciano aveva appreso da Aldo Moro, il quale, nel suo ultimo drammatico discorso del 28 febbraio ai parlamentari democristiani, sosteneva che «la nostra flessibilità ha salvato fin qui, più che il nostro potere, la democrazia italiana».
In questa duplice cifra della moderazione e del rispetto quasi religioso nei confronti di tutte le "società naturali", troviamo, con grande coerenza, l'impegno costante della vita pubblica di Mario Pedini. Il quale, in lunghi anni di militanza politica, è sempre riuscito ad alimentare la propria attività attraverso un continuo sforzo di approfondimento culturale al punto che, a partire dal 1965, quando pubblicava presso Valleccbi, insieme a Pasetti, un'opera ancora di grande attualità dedicata alla politica energetica europea, non ha mai mancato di scrivere, con scadenza quasi annuale; un libro dove venivano affrontati i più svariati argomenti: dalla costruzione europea alla politica verso l'Africa; da Erasmo da Rotterdam alle proposte per l'Università; dai ricordi del proprio paese di Montichiari a Quando c'era la DC; dagli anni trascorsi come ministro a Palazzo Chigi a quelli vissuti nel Parlamento Europeo. Insomma, su ogni questione di politica interna o internazionale Mario Pedini non ha mai smesso di ricercare, di approfondire, di esprimere le proprie idee. E questa è sempre stata la sua grande forza. Tra le testimonianze raccolte in questo libro, che si apre con le parole che Giulio Andreotti ha voluto dedicare all'uomo politico bresciano, abbiamo voluto inserire anche il ricordo dell' on. Carlo Alberto Ciocci, e dell' on. Francesco Malfatti che descrivono la grande passione di Mario Pedini per la musica ed il pianoforte. Non a caso, Mario Pedini non si stancava mai di ripetere: «Suonare? È come superare i propri confini, è come cambiare natura, entrare nell'infinito, entrare in Dio». Prima di chiudere questa breve introduzione all'opera politica di Mario Pedini e alla grande coerenza che ha sempre caratterizzato il suo impegno pubblico, ci corre l'obbligo, anche a nome dei familiari, di ringraziare tutti coloro che, da Andreotti a Zichichi, hanno voluto collaborare alla elaborazione di questo volume, che mira a ricordare non solo la natura morale, politica e culturale del compianto senatore Mario Pedini, ma anche e soprattutto la sua figura di uomo di Stato.
Brescia, 2 febbraio 2010
Sandro Fontana